Archeometria

Le analisi archeometriche dei manufatti ceramici

L’analisi archeometrica delle ceramiche recuperate dallo scavo risulta fondamentale per stabilire la provenienza delle materie prime utilizzate e la tecnologia di produzione.

I campioni sono sottoposti a diversi tipi di indagine:

  1. Analisi in microscopia ottica a luce polarizzata, usando un classico microscopio da petrografia, per studiare le sezioni sottili della ceramica.
    Queste sono necessarie per individuare frammenti di rocce e minerali che compongono i manufatti.
  2. Analisi in diffrazione ai raggi X delle polveri, per definire le temperature di cottura della ceramica sulla base alle associazioni mineralogiche osservate.
  3. Analisi microchimiche e/o isotopiche, utilizzando un microscopio elettronico a scansione accoppiato a EDS e in spettrometria di massa, utile per definire con maggior precisione la provenienza dell’argilla e di altri componenti utilizzati.

Archeobotanica

Le analisi archeobotaniche dei resti vegetali

Le analisi sui materiali botanici recuperati nel sito sono utili alla ricostruzione dell’ambiente antico di Padova nel corso dell’età del Ferro.
Attraverso questi studi è possibile ricostruire le risorse alimentari e forestali che gli abitanti del sito della Questura avevano a disposizione per le attività quotidiane e produttive.

Nel sito della Questura sono stati scoperti diversi tipi di resti botanici, come legno carbonizzato, semi e frutti combusti, ma anche resti “mineralizzati”, come diverse tracce di tavolati in legno ancora conservati.

I resti botanici sono analizzati con diverse tecniche, passando dalla setacciatura per raccogliere i resti anche più piccoli, il lavaggio degli elementi e la loro osservazione al microscopio.

Tra le specie arboree più presenti nel sito vi è la quercia, il frassino e l’olmo ma anche l’acero; la presenza di pioppo, salice e ontano suggerisce la presenza di boschi nei pressi del corso fluviale (il Brenta/Meduacus, che scorreva già attraverso la città antica).

Tra le specie coltivate si attestano il miglio e il panìco, alcune leguminose, e il papavero da oppio, usato a scopo alimentare.

Da una grande buca di scarico del sito provengono infine numerosissimi resti carbonizzati di ghiande da quercia, che potevano essere usate a scopo alimentare (bollite o tostate), per la concia delle pelli, o per l’alimentazione degli animali

Archeozoologia

Le analisi dei resti faunistici

L’analisi archeozoologica dei resti faunistici è funzionale alla ricostruzione del rapporto che gli abitanti del sito della Questura hanno avuto con il mondo animale, con lo scopo di comprenderne le implicazioni economiche, sociali e rituali.

Uno studio di tipo archeozoologico segue degli step ben precisi (determinazione anatomica e specifica, determinazione del sesso e dell’età alla morte, individuazione di eventuali patologie, misurazioni funzionali all’ottenimento di dati relativi alle dimensioni, aspetti tafonomici), che consentono di ricavare il maggior numero possibile di informazioni su ogni reperto osteologico analizzato.

Per quanto riguarda le specie domestiche, tra i resti ossei rinvenuti durante lo scavo del blocco prelevato nel Settore 3 del sito della Questura, si attesta la presenza di animali sicuramente allevati quali ovicaprini, bovini e suini. Per quanto riguarda invece gli animali selvatici, un solo resto è certamente riconducibile ad un cinghiale.

Il dato più interessante emerso dalle nostre analisi riguarda però il cervo: ben 33 frammenti, infatti, sono stati riconosciuti come resti di palco, caratterizzati dalla presenza di tracce di lavorazione: alcuni di questi sono veri e propri manufatti finiti, come i manici di coltellini o gli strumenti le per attività artigianali.

Tra gli elementi lavorati si segnalano anche un astragalo di bovino e due cavicchie ossee, una di bovino e una di capra.

L’elevata quantità di frammenti che presentano tracce di manipolazione da parte dell’uomo testimonia la notevole rilevanza che la lavorazione della materia dura animale doveva rivestire presso il sito della Questura.

Datazioni al Carbonio 14

Una datazione precisa dei resti del sito

Il carbonio 14 è un isotopo radioattivo e instabile del carbonio, meglio conosciuto come “radiocarbonio”.
Esso si forma continuamente nell’alta atmosfera: le piante e gli animali durante la loro vita, assorbono il carbonio 14 dall’anidride carbonica. Quando muoiono, cessano di assimilare carbonio 14 e il contenuto nell’organismo inizia a diminuire, secondo un tempo standard.

Possiamo stabilire quindi, grazie a questo metodo, a quando risale la morte del campione analizzato, ottenendo una data calendariale.

I materiali organici che possono essere datati sono, generalmente, il carbone, il legno, le ossa, i resti di semi o frutti combusti, i pollini e alcuni tessuti.

Dal sito della Questura provengono molti resti che possono essere sottoposti alla datazione tramite carbonio 14. Sono infatti stati prelevati 20 campioni di legno, carboni e semi per cercare di ottenere delle precise datazioni assolute.