Durante lo scavo 2000/2001 è stata asportata, e mai scavata fino ad ora, una porzione di deposito archeologico corrispondente ai resti di un piano in argilla scottata dotato, in testa, di un vespaio formato da grossi frammenti di ceramica.
Attorno a quest’area sono state documentate negli anni 2000 alcune fosse per l’attività metallurgica, mentre sul piano del vespaio è stato ritrovato un frammento di matrice di fusione. Al di sopra del piano in argilla venivano quindi svolte attività collegate alla lavorazione dei metalli.
Grazie al Progetto in corso, questo blocco stratigrafico di deposito archeologico è stato interamente scavato dai Ricercatori del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, restituendo moltissime nuove informazioni sul contesto.
Lo scavo del blocco stratigrafico del piano di lavoro e del suo vespaio è stato diretto dal gruppo di ricerca con la fondamentale collaborazione degli studenti dei Corsi di Laurea Triennale in Archeologia, Magistrale in Scienze Archeologiche e Applied sciences to cultural heritage, materials and sites, e degli studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici del Dipartimento dei Beni Culturali di Padova.
Lo scavo si è svolto nella primavera del 2022 e ha documentato diverse fasi di accrescimento del deposito archeologico. Possiamo riconoscere infatti tre cicli distinti di strutture artigianali, una costruita sull’altra, sempre nella stessa zona del laboratorio metallurgico:
Il blocco stratigrafico è stato rilevato con tecniche avanzate che hanno consentito l’acquisizione a dettaglio elevato di ogni suo elemento costitutivo, ovvero strutture, strati, singoli manufatti, campioni di materiale.
Particolare attenzione è stata rivolta nella documentazione e nel rilievo della principale struttura del cassone, ovvero il vespaio fittile visibile in superficie.
Utilizzando 69 fotografie scattate in maniera che fossero parzialmente sovrapposte, tramite un apposito software è stato possibile generare un modello tridimensionale del blocco, dal quale è stato ricavato un ortomosaico, ovvero una foto zenitale ad altissima risoluzione, priva di distorsioni, corretta nelle proporzioni e misurabile.
I confini tra gli strati, assieme ai manufatti che costituivano il vespaio o che si trovavano durante lo scavo del blocco, sono stati rilevati tramite stazione totale, in modo da ottenere il loro esatto posizionamento nello spazio.
Tutti i dati del rilievo sono confluiti dunque in un apposito software GIS (geographic information system), e hanno contribuito alla realizzazione delle planimetrie delle strutture e delle fasi individuate durante l’indagine stratigrafica del cassone, nonché, nel caso del vespaio, ad analizzare la posizione e la distribuzione dei frammenti dei vasi utilizzati nella sua realizzazione.